CAPITOLO 2
Cattivo kama
Lo Srimad-Bhagavatam è un'antica Scrittura sanscrita che contiene
l'essenza di tutta la saggezza vedica, e racconta gli insegnamenti dei devoti
del Signore, e anche quelli del Signore stesso in molte delle Sue incarnazioni.
In questo trentesimo capitolo del terzo canto, un'incarnazione di Krsna
chiamata Kapiladeva descrive vividamente i risultati del peccato.
VERSO 1
Il Signore Supremo disse:
Come una massa di nuvole ignora la potenza del vento, così
la persona assorta nella coscienza materiale ignora la potenza invincibile del
tempo che la trascina.
SPIEGAZIONE
L'illustre uomo politico e pandita, di nome Cànakya, affermava che nessuno potrebbe
riacquistare un solo istante della sua esistenza, anche se fosse disposto a
pagare milioni. Il tempo è così prezioso che non è possibile valutare fino a
che punto sia grave sprecarlo. Sia sul piano materiale sia sul piano
spirituale, ognuno dev'essere molto attento nell'usare il tempo di cui dispone.
L'anima condizionata vive in un determinato corpo per un periodo di tempo
prestabilito, e le Scritture raccomandano che questo brevissimo lasso di tempo
sia impiegato a perfezionare la propria coscienza di Krsna, in modo da potersi
sottrarre all'influenza dell'elemento tempo. Ma, nella loro sfortuna, coloro
che vivono fuori della coscienza di Krsna sono portati via dall'insormontabile
potenza del tempo, senza nemmeno averne coscienza, come semplici nuvole
portate via dal vento.
VERSO 2
Tutto ciò che il materialista produce a costo di tanti tormenti
e sforzi, nella prospettiva di una cosiddetta felicità, il Signore Supremo,
nella forma del tempo, lo distrugge, e l'anima condizionata si affligge per
questo.
SPIEGAZIONE
La funzione principale dell'elemento tempo, che
rappresenta il Signore Supremo, è quella di distruggere ogni cosa. I
materialisti, immersi nella coscienza materiale, s'impegnano a produrre mille
oggetti in nome dello sviluppo economico. Sono convinti che, sforzandosi sempre
di appagare i bisogni materiali dell'uomo, gli uomini troveranno la felicità;
essi dimenticano però che ogni cosa da loro creata sarà, presto o tardi,
distrutta. La storia ci offre
l'esempio di tanti potenti imperi, eretti a forza di fatiche e di perseveranza,
ma tutti furono, alla fine, spazzati via nel corso del tempo. I materialisti insensati,
tuttavia, restano incapaci di capire quanto essi perdano il loro tempo
ostinandosi a produrre beni
materiali, destinati ad essere distrutti. Questo spreco di energia deriva
dall'ignoranza degli uomini, inconsapevoli della loro eternità e della loro
occupazione eterna. Non sanno che la durata della loro esistenza in un dato corpo, è come un lampo nel loro eterno
viaggio. Ignorando ciò, essi prendono in considerazione questo breve bagliore
dell'esistenza come unica realtà e perdono il loro tempo nel migliorare la loro
situazione economica.
VERSO 3
Il materialista fuorviato non sa che il suo corpo è temporaneo
e che l'attrazione per la casa, la terra e la ricchezza, che sono in relazione
col corpo, è anch'essa temporanea. Soltanto l'ignoranza lo induce a credere
che tutto sia duraturo.
SPIEGAZIONE
Il materialista pensa che le
persone che hanno adottato la coscienza di Krsna siano dei pazzi che sprecano
il loro tempo cantando Hare Krsna, ma in realtà non sa di trovarsi egli stesso
nelle più oscure regioni della stupidità per il fatto di considerare eterno il
corpo e tutto ciò che è collegato col corpo, casa, patria, società, tutto ciò
che costituisce il mondo in cui vive. Questa visione materialista non è altro
che l'illusione di maya. Ciò è
espresso chiaramente qui con le parole mohàd
grha-ksetra-vasúni: solo l'illusione fa credere al materialista che la sua
casa, la sua terra e il suo denaro abbiano un carattere permanente. Per la
forza di questa illusione si sono sviluppati gli aspetti più importanti della
civiltà moderna, cioè la vita familiare e nazionale e lo sviluppo economico. Ma
la persona cosciente di Krsna sa che lo sviluppo economico della società è solo
un'illusione passeggera.
Un altro passo
dello Srimad-Bhagavatam ci insegna
che considerare il corpo come il vero sé, considerare altri esseri come parenti
a causa di un legame fisico, e considerare sacra la terra natale, sono soltanto
il prodotto di una civiltà animale. Tuttavia, quando si è illuminati nella
coscienza di Krsna tutte queste cose possono essere usate al servizio del Signore.
E questa è un'affermazione assolutamente corretta, in quanto ogni cosa ha una
relazione con Krsna. Perciò quando lo sviluppo
economico e il progresso materiale sono usati al fine di promuovere la
causa della coscienza di Krsna, una nuova fase di progresso ha inizio.
VERSO 4
In qualunque specie di vita l'essere veda la luce, può sperimentare
una forma particolare di soddisfazione, tanto che non è mai scontento della sua
condizione.
SPIEGAZIONE
Il sentimento di
soddisfazione che l'essere prova all'interno di un dato corpo, anche il più
ripugnante, è definito illusione. Un uomo di alta condizione non sarà
soddisfatto di dover sperimentare un livello inferiore di vita, ma, soggetto
all'influenza di maya, l'energia esterna, l'uomo
di bassa condizione sarà felice in questa situazione. Maya agisce in due riprese che sono dette praksepatmika e avaranatmika; avaranàtmika significa
"coprire", e praksepàtmika
"tirare
verso il basso". In qualsiasi condizione di vita si trovi, il materialista
e l'animale proveranno una certa soddisfazione, perché la loro conoscenza è
coperta dall'influenza di maya. Al livello più basso di
esistenza, nelle specie inferiori, la coscienza si rivela così povera che l'essere
non può nemmeno capire se è felice o infelice. Questo stato è definito àvaranàtmika. Così, anche il maiale, che si nutre di
escrementi, è contento della sua sorte, mentre la persona che vive a un livello
superiore di coscienza è consapevole del carattere abominevole di un'esistenza
di questo tipo.
VERSO 5
L'essere condizionato è contento della sua sorte,
a qualsiasi specie appartenga. Sviato dall'influenza dell'energia illusoria,
che copre la sua capacità di vedere, non è incline ad abbandonare il suo corpo,
anche se vive all'inferno, perché si compiace dei piaceri più bassi.
SPIEGAZIONE
È detto che un giorno Indra, il re
del cielo, fu maledetto dal suo maestro spirituale, Brhaspati, a causa del suo
comportamento scorretto, e in seguito a ciò diventò un maiale sul nostro
pianeta. Un po' di tempo dopo, quando Brahma volle fargli riavere il suo regno celeste, Indra,
che nella forma di maiale aveva dimenticato la sua posizione di re sui pianeti
celesti, rifiutò di tornarvi. Questo è l'incantesimo di maya. Anche Indra può dimenticare le sue abitudini di
vita celeste e accontentarsi di quelle di un maiale. Sotto l'influenza di maya, l'anima
condizionata si affeziona a tal punto al suo corpo che, anche se le venisse
offerto di rinunciare a questo corpo per ottenere quello di un re, rifiuterebbe
l'offerta. Questa forma di attaccamento agisce in profondità su tutti gli
esseri condizionati. Sri Krsna ci sollecita senza sosta: "Lascia questo
universo materiale. Vieni a Me. Io ti accorderò tutta la Mia protezione:"
Ma noi rifiutiamo pensando: "Io mi trovo perfettamente a mio agio
in questa condizione. Perché dovrei abbandonarmi a Krsna e tornare nel Suo regno?"
Questo è ciò che si chiama maya, o illusione. Ognuno si accontenta del suo modo di
vivere, per quanto abominevole sia.
VERSO 6
Questa soddisfazione per la propria
condizione di esistenza deriva da un attaccamento profondamente radicato per
il corpo, per la moglie, la casa, i figli, gli animali, la ricchezza e gli
amici. Così attorniata, l'anima condizionata pensa di essere quasi perfetta.
SPIEGAZIONE
Questa cosiddetta perfezione umana è solo immaginazione. Per questa
ragione, le Scritture affermano che il materialista, per
quanto qualificato sia sul piano materiale, non ha in realtà
alcuna qualità perché vaga sul piano mentale; e ciò lo condurrà di nuovo
all'esistenza materiale, dove tutto è temporaneo. Chi agisce al livello mentale
non può avere accesso al piano
spirituale. Sicuramente scivolerà di nuovo verso l'esistenza materiale.
Muovendosi nell'ambito illusorio della società, dell'amicizia e dell'amore
materiali, l'anima condizionata sembra pienamente soddisfatta.
VERSO 7
Benché consumato
continuamente dall'ansia, un tale sciocco si dedicherà a ogni sorta di attività
nefaste al solo scopo di mantenere quella che egli crede sia la sua famiglia e
la sua società, nutrendo così una speranza che non potrà mai essere realizzata.
SPIEGAZIONE
Si dice che sia più
facile mantenere un vasto impero che mantenere una piccola famiglia,
soprattutto in questo periodo, in cui l'influenza del Kali-yuga è così forte
che ognuno è assillato e angosciato per aver adottato la concezione illusoria della famiglia, così come maya
ce la presenta. La famiglia di cui ci prendiamo cura è in realtà una creazione
di maya, soltanto un'immagine distorta della nostra vera famiglia a Krsnaloka.
La famiglia, gli amici, la società, come anche padre e madre, esistono anche a
Krsnaloka, dove essi però sono eterni. Qui, invece, al momento del cambiamento
di corpo anche le nostre relazioni familiari cambiano. Perciò apparteniamo
talvolta a una famiglia di esseri umani, talvolta a una famiglia di esseri
celesti, oppure talvolta a una famiglia di cani o di gatti. In questa
situazione, la famiglia, la società e l'amicizia si rivelano molto fragili, e
per questa ragione sono dette asat. Le Scritture affermano che finché resteremo
attaccati a questa famiglia e società asat, ossia temporanee e in realtà
inesistenti, dovremo sperimentare una costante ansia. Il materialista ignora
che la società, la famiglia e l'amicizia, così come appaiono in questo mondo,
sono solo ombre, a cui egli rimane attaccato. Naturalmente il suo cuore brucia
costantemente, ma nonostante tutte le difficoltà incontrate, poiché è privo di
ogni informazione sulla vera vita di famiglia, accanto a Krsna, il
materialista continua a lavorare allo scopo di mantenere questa famiglia
illusoria.
VERSO 8
Egli dedica il suo cuore
e i suoi sensi a una donna, che esercita su di lui il fascino ingannatore di maya.
Gode con lei di segreti abbracci, parla con lei e s'incanta per il dolce balbettio
dei suoi figlioletti.
SPIEGAZIONE
La vita di famiglia nel
regno dell'energia illusoria, il regno di maya, è simile a una prigione per
l'anima condizionata. Un prigioniero è chiuso dietro le sbarre e trattenuto
con catene di ferro; similmente, l'anima condizionata è incatenata
dall'aspetto affascinante di una donna, dai suoi abbracci in luoghi solitari,
dalle sue cosiddette parole d'amore e anche dal dolce balbettio dei suoi
bambini. Egli dimentica così la sua identità reale.
Le parole strinàm asatinam in questo verso indicano che l'amore di una donna è
destinato unicamente ad agitare la mente dell'uomo. In realtà, nel mondo
materiale l'amore non esiste. Uomini e donne cercano soltanto il proprio piacere.
Desiderosa di soddisfare i sensi, la donna crea un amore illusorio, e l'uomo
rimane avvinto da questo ingannevole amore al punto da dimenticare il suo reale
dovere. Quando da questa unione nascono dei figli, si sviluppa un nuovo attaccamento
per il loro piacevole balbettio. L'amore della moglie, la casa e le dolci
parole dei figli rendono l'essere condizionato un prigioniero sicuro, incapace
di lasciare la casa. Tale persona è definita, nella lingua dei Veda, grhamedhi
per indicare che la casa è considerata il centro dei suoi attaccamenti. Il
grhastha, invece, è l'uomo che vive in famiglia, con la moglie e i
figli, ma in realtà non ha alcun altro scopo nell'esistenza
che quello di sviluppare la sua coscienza di Krsna. Il consiglio, perciò, è quello
di diventare grhastha e non grhamedhi. La preoccupazione del grhastha
è quella di sfuggire all'illusoria vita familiare per conoscere accanto a
Krsna la vera famiglia, mentre il grhamedhi
non fa altro che incatenarsi ripetutamente a una falsa vita familiare,
vita dopo vita, restando così per sempre nelle tenebre di maya:
VERSO 9
Attaccato alla sua casa,
l'uomo sposato conduce una vita di famiglia, dove regnano
intrighi e diplomazia. Diffondendo invariabilmente intorno a sé l'infelicità,
e sottomesso ai propri desideri di
godimento materiale, egli cerca con le sue azioni di rimediare alle sofferenze,
suscitate dal suo modo di vivere e se vi riesce, si crede felice:
SPIEGAZIONE
Nella Bhagavad-gita
il Signore in persona assicura che l'universo materiale è un luogo
transitorio e pieno di sofferenze. Non esiste possibilità di gioia, né nell'ambito individuale né in quello
familiare, della società e della nazione: Se si vede felicità in qualcosa,
questa non è che illusione. Nel mondo materiale la felicità consiste nel
rimediare con successo a situazioni che generano l'infelicità. Il mondo materiale
è fatto in modo che la nostra vita sarà un fallimento, a meno di diventare un
esperto diplomatico. Per non parlare della società umana, anche gli animali inferiori,
gli uccelli e le api provvedono avvedutamente a soddisfare i bisogni del corpo
legati all'alimentazione, al sonno e alla vita sessuale. Gli uomini, per quanto
li riguarda, si dedicano a una competizione, sia individuale sia nazionale e
poiché ognuno si sforza di uscire vittorioso dalla lotta, l'intera società si
riempie di intrighi. Noi dobbiamo in ogni
modo ricordarci sempre che, nonostante tutta la diplomazia e l'intelligenza che
possiamo mettere a frutto nella
nostra lotta per l'esistenza, tutto finirà in un istante per volontà del
Supremo. Perciò, tutti i nostri sforzi, per diventare felici in questo mondo,
sono soltanto proposte di maya.
VERSO 10
Egli accumula denaro
commettendo atti di violenza e impiega questo denaro al servizio
della sua famiglia, mentre lui si nutre soltanto di una piccola porzione di
cibo così acquistato e se ne va all'inferno per aver mantenuto i suoi con
sistemi tanto irregolari.
SPIEGAZIONE
C'è un proverbio
bengalese che dice: "Colui per il quale io ho rubato mi accusa di essere un ladro”. I componenti della
famiglia, per i quali l'uomo attaccato commette tanti delitti, non sono mai
soddisfatti. In balìa dell'illusione il nostro uomo li serve, e facendo ciò si
prepara a conoscere condizioni infernali di vita sull'esempio del ladro, il
quale si appropria dei beni altrui al fine di mantenere la sua famiglia e si
fa prendere e poi imprigionare. A ciò si riduce l'esistenza materiale e
l'attaccamento ai legami sociali, all'amicizia e all'amore di questo mondo:
D'altra parte, benché l'uomo attaccato ai suoi familiari cerchi sempre di
procurarsi denaro con qualsiasi mezzo - lecito o illecito - al fine di mantenere
la famiglia, non potrà egli stesso goderne al di là di quanto gli è concesso, e
che otterrebbe anche senza impegnarsi in tante, e attività criminali. In realtà
un uomo, capace di ingerire duecentocinquanta grammi di alimenti, può avere una
famiglia numerosa da nutrire e dovrà a questo scopo guadagnare denaro, costi
quel che costi, lui però non riceve in realtà più di quanto non possa mangiare,
e talvolta si limita a mangiare gli avanzi dei suoi familiari. Perciò, pur
essendo ricorso a mezzi disonesti per guadagnarsi il pane, non ha certo il tempo
di godere dell'esistenza. In questo caso l'illusione (maya) copre la capacità di vedere dell'anima
condizionata.
Il principio del
servizio illusorio reso alla società, alla nazione o alla comunità è
assolutamente identico a tutti i livelli, e si applica nell'identico modo
perfino ai capi di Stato. Talvolta alcuni di loro, celebri per i servizi resi
al Paese, finiscono per essere assassinati dai loro concittadini per qualche
irregolarità di cui si sono resi colpevoli. In altre parole, nessuno può
soddisfare i subordinati con un servizio illusorio, benché l'essere non possa sottrarsi
al fatto di servire, perché tale è la nostra natura originale ed eterna. L'essere
individuale è, per natura, parte infinitesimale del Signore Supremo, una
scintilla spirituale di Dio, ma dimentica che deve servire questo Essere
Supremo e volge la sua attenzione agli altri. Ciò è definito maya. Servendo
gli altri egli finisce col credersi padrone. L'uomo sposato crede di essere il
padrone della sua famiglia, e il capo della nazione crede di essere il padrone
della nazione, mentre in realtà entrambi sono servitori, e servendo maya in
questo modo si dirigono, poco a poco, verso l'inferno. Perciò ogni uomo sano di
mente deve decidere di adottare la coscienza di Krsna e di dedicarsi al
servizio del Signore Supremo; consacrando a Lui la sua intera esistenza; tutte
le sue ricchezze, tutta la sua intelligenza e tutta la sua eloquenza.
VERSO 11
Quando subisce qualche
rovescio nel corso delle sue occupazioni, s'intestardisce sempre più a
migliorare la sua condizione, e quando vede frustrati tutti i suoi sforzi e la
rovina lo colpisce, allora accetta il denaro
degli altri, invaso da un'eccessiva avidità.
VERSO 12
Lo
sfortunato che non riesce più a provvedere alla famiglia perde tutta la sua
bellezza. Egli pensa soltanto al suo fallimento e si affligge profondamente.
VERSO 13
Vedendolo
incapace di provvedere ai loro bisogni, la moglie e gli altri componenti della
famiglia non lo rispettano più come un tempo, proprio come i contadini avari
non prestano più le stesse cure a un bue vecchio e stremato dagli anni.
SPIEGAZIONE
Non solo oggi, ma da
tempo immemorabile, i vecchi improduttivi nell'ambito della famiglia sono
disprezzati. Oggi, in alcuni Paesi si arriva perfino ad avvelenarli per farli
morire nel più breve tempo possibile. Presso alcune tribù di cannibali il
vecchio più avanti negli anni è ucciso come se si trattasse di uno sport, e si
organizza poi un grande banchetto, durante il quale si mangia il suo corpo. Il nostro
verso ci dà l'esempio di un contadino che non attribuisce molta importanza a
un vecchio bue che non può più lavorare. Similmente, quando un uomo attaccato
alla vita di famiglia diventa vecchio e incapace di guadagnarsi da vivere,
perde l'affetto di sua moglie, dei suoi figli e figlie e degli altri parenti;
allora è trascurato da tutti e non gli si accorda il minimo rispetto. È quindi
cosa saggia tagliare l'attaccamento che ci lega alla famiglia e cercare rifugio
in Dio,
la Persona Suprema, prima del sopraggiungere dell'età avanzata. Ci si deve
impegnare nel servire il Signore in modo che Egli vegli su di noie noi non
siamo costretti a subire l'indifferenza dei nostri cosiddetti parenti.
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