venerdì 27 luglio 2012



CAPITOLO 2


Cattivo kama

Lo Srimad-Bhagavatam è un'antica Scrittura sanscrita che contiene l'essenza di tutta la saggezza vedica, e racconta gli insegnamenti dei devoti del Signore, e anche quelli del Signore stesso in molte delle Sue incarnazioni. In questo trentesimo capitolo del terzo canto, un'incarnazione di Krsna chiamata Kapiladeva descrive vividamente i risultati del peccato.


VERSO 1

Il Signore Supremo disse:
Come una massa di nuvole ignora la potenza del vento, così la persona assorta nella coscienza materiale ignora la potenza invincibile del tempo che la trascina.
SPIEGAZIONE
L'illustre uomo politico e pandita, di nome Cànakya, affermava che nessuno potrebbe riacquistare un solo istan­te della sua esistenza, anche se fosse disposto a pagare milioni. Il tempo è così prezioso che non è possibile valu­tare fino a che punto sia grave sprecarlo. Sia sul piano materiale sia sul piano spirituale, ognuno dev'essere molto attento nell'usare il tempo di cui dispone. L'anima condi­zionata vive in un determinato corpo per un periodo di tempo prestabilito, e le Scritture raccomandano che que­sto brevissimo lasso di tempo sia impiegato a perfezionare la propria coscienza di Krsna, in modo da potersi sottrarre all'influenza dell'elemento tempo. Ma, nella loro sfortuna, coloro che vivono fuori della coscienza di Krsna sono por­tati via dall'insormontabile potenza del tempo, senza nem­meno averne coscienza, come semplici nuvole portate via dal vento.
VERSO 2
Tutto ciò che il materialista produce a costo di tanti tor­menti e sforzi, nella prospettiva di una cosiddetta felicità, il Signore Supremo, nella forma del tempo, lo distrugge, e l'ani­ma condizionata si affligge per questo.
SPIEGAZIONE
La funzione principale dell'elemento tempo, che rappre­senta il Signore Supremo, è quella di distruggere ogni cosa. I materialisti, immersi nella coscienza materiale, s'impegna­no a produrre mille oggetti in nome dello sviluppo economico. Sono convinti che, sforzandosi sempre di appagare i bi­sogni materiali dell'uomo, gli uomini troveranno la felicità; essi dimenticano però che ogni cosa da loro creata sarà, pre­sto o tardi, distrutta. La storia ci offre l'esempio di tanti potenti imperi, eretti a forza di fatiche e di perseveranza, ma tutti furono, alla fine, spazzati via nel corso del tempo. I materialisti insensati, tuttavia, restano incapaci di capire quanto essi perdano il loro tempo ostinandosi a produrre beni materiali, destinati ad essere distrutti. Questo spreco di energia deriva dall'ignoranza degli uomini, inconsapevoli della loro eternità e della loro occupazione eterna. Non san­no che la durata della loro esistenza in un dato corpo, è come un lampo nel loro eterno viaggio. Ignorando ciò, essi pren­dono in considerazione questo breve bagliore dell'esistenza come unica realtà e perdono il loro tempo nel migliorare la loro situazione economica.

VERSO 3

Il materialista fuorviato non sa che il suo corpo è tem­poraneo e che l'attrazione per la casa, la terra e la ricchez­za, che sono in relazione col corpo, è anch'essa tempora­nea. Soltanto l'ignoranza lo induce a credere che tutto sia duraturo.

SPIEGAZIONE
Il materialista pensa che le persone che hanno adottato la coscienza di Krsna siano dei pazzi che sprecano il loro tempo cantando Hare Krsna, ma in realtà non sa di trovarsi egli stesso nelle più oscure regioni della stupidità per il fatto di considerare eterno il corpo e tutto ciò che è colle­gato col corpo, casa, patria, società, tutto ciò che costitui­sce il mondo in cui vive. Questa visione materialista non è altro che l'illusione di maya. Ciò è espresso chiaramente qui con le parole mohàd grha-ksetra-vasúni: solo l'illusione fa credere al materialista che la sua casa, la sua terra e il suo denaro abbiano un carattere permanente. Per la forza di questa illusione si sono sviluppati gli aspetti più importanti della civiltà moderna, cioè la vita familiare e nazionale e lo sviluppo economico. Ma la persona cosciente di Krsna sa che lo sviluppo economico della società è solo un'illusione passeggera. 
Un altro passo dello Srimad-Bhagavatam ci insegna che considerare il corpo come il vero sé, considerare altri esseri come parenti a causa di un legame fisico, e considerare sacra la terra natale, sono soltanto il prodotto di una civiltà anima­le. Tuttavia, quando si è illuminati nella coscienza di Krsna tutte queste cose possono essere usate al servizio del Signo­re. E questa è un'affermazione assolutamente corretta, in quanto ogni cosa ha una relazione con Krsna. Perciò quando lo sviluppo economico e il progresso materiale sono usati al fine di promuovere la causa della coscienza di Krsna, una nuova fase di progresso ha inizio.

VERSO 4

In qualunque specie di vita l'essere veda la luce, può spe­rimentare una forma particolare di soddisfazione, tanto che non è mai scontento della sua condizione.

SPIEGAZIONE
Il sentimento di soddisfazione che l'essere prova all'interno di un dato corpo, anche il più ripugnante, è definito illusione. Un uomo di alta condizione non sarà soddisfatto di dover sperimentare un livello inferiore di vita, ma, sog­getto all'influenza di maya, l'energia esterna, l'uomo di bassa condizione sarà felice in questa situazione. Maya agisce in due riprese che sono dette praksepatmika e avaranatmika; avaranàtmika significa "coprire", e prakse­pàtmika "tirare verso il basso". In qualsiasi condizione di vita si trovi, il materialista e l'animale proveranno una cer­ta soddisfazione, perché la loro conoscenza è coperta dal­l'influenza di maya. Al livello più basso di esistenza, nelle specie inferiori, la coscienza si rivela così povera che l'es­sere non può nemmeno capire se è felice o infelice. Questo stato è definito àvaranàtmika. Così, anche il maiale, che si nutre di escrementi, è contento della sua sorte, mentre la persona che vive a un livello superiore di coscienza è con­sapevole del carattere abominevole di un'esistenza di que­sto tipo.

VERSO 5
L'essere condizionato è contento della sua sorte, a qual­siasi specie appartenga. Sviato dall'influenza dell'energia illusoria, che copre la sua capacità di vedere, non è incline ad abbandonare il suo corpo, anche se vive all'inferno, perché si compiace dei piaceri più bassi.
SPIEGAZIONE
È detto che un giorno Indra, il re del cielo, fu maledetto dal suo maestro spirituale, Brhaspati, a causa del suo com­portamento scorretto, e in seguito a ciò diventò un maiale sul nostro pianeta. Un po' di tempo dopo, quando Brahma volle  fargli riavere il suo regno celeste, Indra, che nella forma di maiale aveva dimenticato la sua posizione di re sui pianeti celesti, rifiutò di tornarvi. Questo è l'incantesimo di maya. Anche Indra può dimenticare le sue abitudini di vita celeste e accontentarsi di quelle di un maiale. Sotto l'influenza di maya, l'anima condizionata si affeziona a tal punto al suo corpo che, anche se le venisse offerto di rinunciare a questo corpo per ottenere quello di un re, rifiuterebbe l'offerta. Questa forma di attaccamento agisce in profondità su tutti gli esseri condizionati. Sri Krsna ci sollecita senza sosta: "Lascia questo universo materiale. Vieni a Me. Io ti accor­derò tutta la Mia protezione:" Ma noi rifiutiamo pensando: "Io mi trovo perfettamente a mio agio in questa condizione. Perché dovrei abbandonarmi a Krsna e tornare nel Suo re­gno?" Questo è ciò che si chiama maya, o illusione. Ognuno si accontenta del suo modo di vivere, per quanto abomine­vole sia.
VERSO 6

Questa soddisfazione per la propria condizione di esi­stenza deriva da un attaccamento profondamente radicato per il corpo, per la moglie, la casa, i figli, gli animali, la ric­chezza e gli amici. Così attorniata, l'anima condizionata pensa di essere quasi perfetta.
SPIEGAZIONE
Questa cosiddetta perfezione umana è solo immagina­zione. Per questa ragione, le Scritture affermano che il ma­terialista, per quanto qualificato sia sul piano materiale, non ha in realtà alcuna qualità perché vaga sul piano mentale; e ciò lo condurrà di nuovo all'esistenza materiale, dove tutto è temporaneo. Chi agisce al livello mentale non può avere accesso al piano spirituale. Sicuramente scivolerà di nuovo verso l'esistenza materiale. Muovendosi nell'ambito illuso­rio della società, dell'amicizia e dell'amore materiali, l'anima condizionata sembra pienamente soddisfatta.
VERSO 7


Benché consumato continuamente dall'ansia, un tale sciocco si dedicherà a ogni sorta di attività nefaste al solo scopo di mantenere quella che egli crede sia la sua famiglia e la sua società, nutrendo così una speranza che non potrà mai essere realizzata.
SPIEGAZIONE
Si dice che sia più facile mantenere un vasto impero che mantenere una piccola famiglia, soprattutto in questo perio­do, in cui l'influenza del Kali-yuga è così forte che ognuno è assillato e angosciato per aver adottato la concezione illuso­ria della famiglia, così come maya ce la presenta. La famiglia di cui ci prendiamo cura è in realtà una creazione di maya, soltanto un'immagine distorta della nostra vera famiglia a Krsnaloka. La famiglia, gli amici, la società, come anche pa­dre e madre, esistono anche a Krsnaloka, dove essi però sono eterni. Qui, invece, al momento del cambiamento di corpo anche le nostre relazioni familiari cambiano. Perciò apparte­niamo talvolta a una famiglia di esseri umani, talvolta a una famiglia di esseri celesti, oppure talvolta a una famiglia di cani o di gatti. In questa situazione, la famiglia, la società e l'amicizia si rivelano molto fragili, e per questa ragione sono dette asat. Le Scritture affermano che finché resteremo attaccati a questa famiglia e società asat, ossia temporanee e in realtà inesistenti, dovremo sperimentare una costante ansia. Il materialista ignora che la società, la famiglia e l'amicizia, così come appaiono in questo mondo, sono solo ombre, a cui egli rimane attaccato. Naturalmente il suo cuore brucia co­stantemente, ma nonostante tutte le difficoltà incontrate, poiché è privo di ogni informazione sulla vera vita di fami­glia, accanto a Krsna, il materialista continua a lavorare allo scopo di mantenere questa famiglia illusoria.
VERSO 8
Egli dedica il suo cuore e i suoi sensi a una donna, che esercita su di lui il fascino ingannatore di maya. Gode con lei di segreti abbracci, parla con lei e s'incanta per il dolce bal­bettio dei suoi figlioletti.
SPIEGAZIONE
La vita di famiglia nel regno dell'energia illusoria, il re­gno di maya, è simile a una prigione per l'anima condiziona­ta. Un prigioniero è chiuso dietro le sbarre e trattenuto con catene di ferro; similmente, l'anima condizionata è incate­nata dall'aspetto affascinante di una donna, dai suoi abbracci in luoghi solitari, dalle sue cosiddette parole d'amore e anche dal dolce balbettio dei suoi bambini. Egli dimentica così la sua identità reale.
Le parole strinàm asatinam in questo verso indicano che l'amore di una donna è destinato unicamente ad agitare la mente dell'uomo. In realtà, nel mondo materiale l'amore non esiste. Uomini e donne cercano soltanto il proprio pia­cere. Desiderosa di soddisfare i sensi, la donna crea un amo­re illusorio, e l'uomo rimane avvinto da questo ingannevole amore al punto da dimenticare il suo reale dovere. Quando da questa unione nascono dei figli, si sviluppa un nuovo attaccamento per il loro piacevole balbettio. L'amore della mo­glie, la casa e le dolci parole dei figli rendono l'essere condi­zionato un prigioniero sicuro, incapace di lasciare la casa. Tale persona è definita, nella lingua dei Veda, grhamedhi per indicare che la casa è considerata il centro dei suoi attacca­menti. Il grhastha, invece, è l'uomo che vive in famiglia, con la moglie e i figli, ma in realtà non ha alcun altro scopo nel­l'esistenza che quello di sviluppare la sua coscienza di Krsna. Il consiglio, perciò, è quello di diventare grhastha e non grhamedhi. La preoccupazione del grhastha è quella di sfug­gire all'illusoria vita familiare per conoscere accanto a Krsna la vera famiglia, mentre il grhamedhi non fa altro che incate­narsi ripetutamente a una falsa vita familiare, vita dopo vita, restando così per sempre nelle tenebre di maya:
VERSO 9
Attaccato alla sua casa, l'uomo sposato conduce una vita di famiglia, dove regnano intrighi e diplomazia. Diffonden­do invariabilmente intorno a sé l'infelicità, e sottomesso ai propri desideri di godimento materiale, egli cerca con le sue azioni di rimediare alle sofferenze, suscitate dal suo modo di vivere e se vi riesce, si crede felice:
SPIEGAZIONE
Nella Bhagavad-gita il Signore in persona assicura che l'universo materiale è un luogo transitorio e pieno di soffe­renze. Non esiste possibilità di gioia, né nell'ambito indivi­duale né in quello familiare, della società e della nazione: Se si vede felicità in qualcosa, questa non è che illusione. Nel mondo materiale la felicità consiste nel rimediare con suc­cesso a situazioni che generano l'infelicità. Il mondo mate­riale è fatto in modo che la nostra vita sarà un fallimento, a meno di diventare un esperto diplomatico. Per non parlare della società umana, anche gli animali inferiori, gli uccelli e le api provvedono avvedutamente a soddisfare i bisogni del corpo legati all'alimentazione, al sonno e alla vita sessuale. Gli uomini, per quanto li riguarda, si dedicano a una compe­tizione, sia individuale sia nazionale e poiché ognuno si sfor­za di uscire vittorioso dalla lotta, l'intera società si riempie di intrighi. Noi dobbiamo in ogni modo ricordarci sempre che, nonostante tutta la diplomazia e l'intelligenza che possiamo mettere a frutto nella nostra lotta per l'esistenza, tutto finirà in un istante per volontà del Supremo. Perciò, tutti i nostri sforzi, per diventare felici in questo mondo, sono soltanto proposte di maya.
VERSO 10
Egli accumula denaro commettendo atti di violenza e impiega questo denaro al servizio della sua famiglia, mentre lui si nutre soltanto di una piccola porzione di cibo così ac­quistato e se ne va all'inferno per aver mantenuto i suoi con sistemi tanto irregolari.

SPIEGAZIONE
C'è un proverbio bengalese che dice: "Colui per il quale io ho rubato mi accusa di essere un ladro”. I componenti della famiglia, per i quali l'uomo attaccato commette tanti delitti, non sono mai soddisfatti. In balìa dell'illusione il nostro uomo li serve, e facendo ciò si prepara a conoscere condizio­ni infernali di vita sull'esempio del ladro, il quale si appro­pria dei beni altrui al fine di mantenere la sua famiglia e si fa prendere e poi imprigionare. A ciò si riduce l'esistenza ma­teriale e l'attaccamento ai legami sociali, all'amicizia e al­l'amore di questo mondo: D'altra parte, benché l'uomo at­taccato ai suoi familiari cerchi sempre di procurarsi denaro con qualsiasi mezzo - lecito o illecito - al fine di mantene­re la famiglia, non potrà egli stesso goderne al di là di quanto gli è concesso, e che otterrebbe anche senza impegnarsi in tante, e attività criminali. In realtà un uomo, capace di ingerire duecentocinquanta grammi di alimenti, può avere una fami­glia numerosa da nutrire e dovrà a questo scopo guadagnare denaro, costi quel che costi, lui però non riceve in realtà più di quanto non possa mangiare, e talvolta si limita a mangiare gli avanzi dei suoi familiari. Perciò, pur essendo ricorso a mezzi disonesti per guadagnarsi il pane, non ha certo il tempo di godere dell'esistenza. In questo caso l'illusione (maya) copre la capacità di vedere dell'anima condizionata.
Il principio del servizio illusorio reso alla società, alla nazione o alla comunità è assolutamente identico a tutti i livelli, e si applica nell'identico modo perfino ai capi di Stato. Talvolta alcuni di loro, celebri per i servizi resi al Paese, finiscono per essere assassinati dai loro concittadini per qualche irregolarità di cui si sono resi colpevoli. In altre parole, nessuno può soddisfare i subordinati con un servizio illusorio, benché l'essere non possa sottrarsi al fatto di ser­vire, perché tale è la nostra natura originale ed eterna. L'es­sere individuale è, per natura, parte infinitesimale del Signo­re Supremo, una scintilla spirituale di Dio, ma dimentica che deve servire questo Essere Supremo e volge la sua attenzione agli altri. Ciò è definito maya. Servendo gli altri egli fini­sce col credersi padrone. L'uomo sposato crede di essere il padrone della sua famiglia, e il capo della nazione crede di essere il padrone della nazione, mentre in realtà entrambi sono servitori, e servendo maya in questo modo si dirigono, poco a poco, verso l'inferno. Perciò ogni uomo sano di mente deve decidere di adottare la coscienza di Krsna e di dedi­carsi al servizio del Signore Supremo; consacrando a Lui la sua intera esistenza; tutte le sue ricchezze, tutta la sua intel­ligenza e tutta la sua eloquenza.
VERSO 11
Quando subisce qualche rovescio nel corso delle sue oc­cupazioni, s'intestardisce sempre più a migliorare la sua con­dizione, e quando vede frustrati tutti i suoi sforzi e la rovina lo colpisce, allora accetta il denaro degli altri, invaso da un'ec­cessiva avidità.
VERSO 12


Lo sfortunato che non riesce più a provvedere alla fami­glia perde tutta la sua bellezza. Egli pensa soltanto al suo fallimento e si affligge profondamente.
VERSO 13
Vedendolo incapace di provvedere ai loro bisogni, la moglie e gli altri componenti della famiglia non lo rispettano più come un tempo, proprio come i contadini avari non pre­stano più le stesse cure a un bue vecchio e stremato dagli anni.
SPIEGAZIONE
Non solo oggi, ma da tempo immemorabile, i vecchi improduttivi nell'ambito della famiglia sono disprezzati. Oggi, in alcuni Paesi si arriva perfino ad avvelenarli per farli morire nel più breve tempo possibile. Presso alcune tribù di cannibali il vecchio più avanti negli anni è ucciso come se si trattasse di uno sport, e si organizza poi un grande banchet­to, durante il quale si mangia il suo corpo. Il nostro verso ci dà l'esempio di un contadino che non attribuisce molta im­portanza a un vecchio bue che non può più lavorare. Simil­mente, quando un uomo attaccato alla vita di famiglia diven­ta vecchio e incapace di guadagnarsi da vivere, perde l'affet­to di sua moglie, dei suoi figli e figlie e degli altri parenti; allora è trascurato da tutti e non gli si accorda il minimo rispetto. È quindi cosa saggia tagliare l'attaccamento che ci lega alla famiglia e cercare rifugio in Dio, la Persona Supre­ma, prima del sopraggiungere dell'età avanzata. Ci si deve impegnare nel servire il Signore in modo che Egli vegli su di noie noi non siamo costretti a subire l'indifferenza dei nostri  cosiddetti parenti.

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