VERSO 14
Benché sia
ormai a carico di coloro che prima manteneva, l'uomo insensato non prova mai
avversione per la vita di famiglia. Deformato dalla vecchiaia, egli si prepara
a incontrare la morte.
SPIEGAZIONE
L'attaccamento alla
famiglia è così potente che, pur trascurato dai suoi familiari nel corso della
vecchiaia, l'uomo sposato non può troncare questo legame e resta in casa come
un vecchio cane. La tradizione vedica vuole che si lasci la vita di famiglia
quando si è ancora sufficientemente in forze; prima di diventare troppo deboli
e di fallire nelle proprie imprese materiali, prima di soccombere alla malattia,
si raccomanda di rinunciare alla vita di famiglia e di immergersi pienamente
nel servizio di devozione fino alla fine
dei propri giorni. Perciò, nelle Scritture vediche si ingiunge di lasciare la
casa per vivere soli nella foresta, dopo i cinquant'anni. Dopo essersi ben
preparati si deve accettare il sannyasa
per diffondere in ogni casa la
conoscenza della vita spirituale.
VERSO 15
Resta in casa come un cane domestico e si nutre di ciò che gli viene
dato con negligenza. Colpito da molti disturbi, come la dispepsia e la mancanza
di appetito, ingerisce solo piccoli bocconi di cibo e diventa completamente
invalido, ormai incapace di lavorare.
SPIEGAZIONE
Prima di incontrare la morte ognuno ha la
sicurezza di diventare invalido, prostrato dalla malattia; quando l'uomo è
trascurato in questo modo dai suoi familiari vive peggio di un cane, perché
deve sottostare a tante miserabili condizioni. Per questo motivo, le
Scritture vediche affermano che, prima di giungere a questo punto, è
preferibile lasciare la casa e morire lontano dai familiari, senza che essi ne
siano informati. Se un uomo lascia la casa, e muore all'insaputa dei parenti,
la sua morte è considerata gloriosa. Ma l'uomo attaccato alla famiglia desidera
che i parenti lo portino in processione dopo la sua morte; benché egli non possa
assistere alla sua processione desidera ugualmente che il suo corpo sia portato
in gran pompa. Si crede felice, senza neanche sapere dove andrà dopo aver
lasciato il suo corpo per una vita futura.
VERSO 16
Raggiunto così dalla malattia, egli
ha gli occhi fuori dalle orbite per la pressione dell'aria proveniente
dall'interno del corpo, e le sue ghiandole si riempiono di muco. Respira a
fatica, e ad ogni respiro, un rantolo esce dalla sua gola: "Ghura-ghura”.
VERSO 17
Cade così sotto gli artigli della morte
e giace, attorniato dai parenti e dagli amici in lacrime; benché egli desideri
parlare con loro, ne è incapace perché il tempo si è impadronito di lui.
SPIEGAZIONE
Per formalità, quando un uomo è disteso sul letto di morte, i suoi
parenti gli vanno vicino e talvolta si mettono
a piangere forte dicendogli: "Oh padre mio!", "oh amico
mio!", "oh marito mio!". In questa situazione pietosa, in punto
di morte, vorrebbe parlare con loro per esprimere i suoi ultimi desideri; ma
poiché è completamente controllato dal tempo e dalla morte, non riesce più a
parlare, e ciò è motivo per lui di inconcepibile dolore. Soffre già
terribilmente a causa della malattia, le sue ghiandole e la sua gola sono
ostruite dal muco; si trova in grande difficoltà e quando i suoi parenti si
avvicinano a lui per parlargli, il suo dolore aumenta enormemente.
VERSO 18
Quest'uomo che si è impegnato a
mantenere la famiglia senza alcun controllo dei sensi, muore nel più profondo
dolore, vedendo i parenti piangere intorno a lui. Egli muore nel modo più
patetico, stremato dalla sofferenza e privo di coscienza.
SPIEGAZIONE
La Bhagavad-gita insegna che all'istante della morte noi saremo
immersi nei pensieri che abbiamo coltivato nel corso della nostra esistenza.
Perciò la persona che non ha avuto altro pensiero che quello di assicurare un
sufficiente benessere alla propria famiglia avrà la mente ingombra dal pensiero
di questi interessi familiari. Per un uomo comune ciò corrisponde all'ordine
naturale delle cose. L'uomo comune non conosce il suo destino, si preoccupa soltanto di mantenere la sua famiglia
durante tutta la vita che ha la durata di un lampo. All'ultimo momento nessuno
è soddisfatto del modo in cui ha sviluppato la situazione economica della sua
famiglia; ognuno crede di non aver fatto abbastanza. É a causa del profondo
attaccamento alla famiglia, l'uomo dimentica il suo primo dovere: controllare
i sensi e sviluppare la propria
coscienza spirituale. Un uomo sul punto di morte affida talvolta gli affari
della famiglia a suo figlio, o a qualche altro parente dicendo. "Me ne
vado, veglia sulla famiglia”. Non sa dove va, ma anche nel momento della morte
continua a preoccuparsi del modo in cui la sua famiglia sarà mantenuta.
Capita perfino che implori il medico di prolungargli la vita almeno di qualche
anno affinché gli sia possibile portare a compimento i progetti ideati, in
vista di assicurare il benessere ai suoi familiari. Tali sono i mali materiali
di cui soffre l'anima condizionata. Essa dimentica completamente quella che
dovrebbe essere la sua vera preoccupazione, diventare cosciente di Krsna, ma
continua ad applicarsi con molta serietà per la pianificare l'avvenire della
sua famiglia, anche se la famiglia cambia continuamente.
VERSO 19
Venuta la sua ultima ora, scorge gli
inviati del signore della morte, che vengono verso di lui con gli occhi
iniettati di collera. Invaso dal terrore, urina e defeca.
SPIEGAZIONE
L'anima può conoscere due forme di trasmigrazione
dopo aver lasciato il corpo presente. Una forma di trasmigrazione consiste
nel recarsi presso colui che giudica i peccatori, cioè Yamaraja; l'altra
consiste nel salire sui pianeti superiori, fino a Vaikuntha. Sri Kapila spiega
qui che gli inviati di Yamaraja, gli Yamaduta, si prendono cura delle persone
che, per mantenere la propria famiglia, si sono impegnate in attività miranti
alla gratificazione dei sensi. All'istante della morte coloro che si sono
ostinati ad assecondare i loro desideri materiali sono posti sotto la custodia
degli Yamaduta. Questi s'impadroniscono dell'uomo che sta morendo e lo
conducono sul pianeta dove risiede Yamaraja. Le condizioni a cui l'essere è
sottoposto sono descritte nei versi che
seguono.
VERSO 20
Come un criminale è arrestato dalla
forza pubblica per subire la sua pena, così l'uomo che si è dedicato, in modo
criminale, al piacere dei sensi è arrestato dagli Yamaduta, che lo legano per
il collo con solide corde e coprono il suo corpo sottile per sottoporlo a un
severo castigo.
SPIEGAZIONE
Ogni essere vivente è coperto da un corpo sottile
e da un corpo grossolano. Il corpo sottile si compone di mente, di
intelligenza, di falso ego e di coscienza. Le Scritture riferiscono che gli
agenti di Yamaraja coprono il corpo sottile del criminale e lo conducono
davanti a Yamaraja perché gli sia inflitto un castigo che egli possa
sopportare. Il colpevole non deve morire per questa punizione, perché se
morisse, chi soffrirebbe per i suoi errori? Non è competenza degli agenti di
Yamaraja uccidere qualcuno. In realtà, non è possibile uccidere l'anima, che è
di natura eterna. L'essere individuale deve solo subire le conseguenze degli
errori commessi nel desiderio di gratificare i sensi.
L'applicazione del castigo è
descritta nella Caitanya - Caritamrta. Un tempo, quando gli uomini del re
s'impossessavano di un criminale, lo conducevano in barca in mezzo al
fiume. Là lo tuffavano nell'acqua, e
afferrandolo per i capelli lo immergevano completamente; infine, quando era sul
punto di affogare lo facevano uscire dall'acqua, e gli permettevano di
respirare per un po' di tempo; dopodiché lo immergevano di nuovo con
la testa sotto l'acqua. Come vedremo nei versi seguenti, gli agenti di Yamaraja
si comportano così con le anime dimentiche.
VERSO 21
Mentre gli agenti di Yamaraja lo
conducono via, egli trema tra le loro mani, sopraffatto dalla paura. Lungo il cammino
i cani lo mordono, ed egli ricorda gli errori della sua vita. Sente allora un
terribile sconforto.
SPIEGAZIONE
Sembra da questo verso, che passando dal nostro
pianeta a quello di Yamaraja, il criminale, arrestato dagli agenti di Yamaraja,
sia aggredito da numerosi cani che abbaiano e lo mordono al solo
fine di ricordargli le attività colpevoli da lui commesse per il piacere dei
sensi. La Bhagavad-gita insegna a questo proposito che l'essere diventa
praticamente cieco, e privo della capacità di ragionare, quando è assalito dal
desiderio bruciante di godere dei sensi. Allora egli dimentica tutto, kàmais tais tair hrta-jnanah: eccessivamente attratto dai piaceri materiali
l'essere perde tutta la sua intelligenza, e dimentica che dovrà subire le
conseguenze delle sue azioni. Noi vediamo qui che i cani al servizio di Yamaraja
permettono all'essere caduto di ricordare le sue attività colpevoli. In
realtà, quando noi viviamo nel corpo grossolano, siamo incoraggiati a
sperimentare il piacere materiale, e ciò anche a causa dei governi che in ogni
stato del mondo favoriscono il controllo delle nascite. Alle donne si procura
la pillola e si permette loro anche di usufruire di cliniche specializzate per
abortire. Tutto ciò è il risultato della corsa alla gratificazione dei sensi.
L'atto sessuale, invece, è destinato a generare buoni figli, ma poiché gli
uomini non hanno alcun controllo dei sensi, e non esiste alcuna istituzione che
insegni questo controllo di sé, essi sono indotti a commettere attività
criminali al solo fine di soddisfare i propri sensi; per questa ragione devono
essere puniti dopo la morte, come spiegano queste pagine dello Srimad-Bhagavatam.
VERSO 22
Sotto un sole ardente, il criminale deve
percorrere sentieri di sabbia bruciante attraversando foreste infuocate. I
suoi carnefici lo frustano sulla schiena, quando egli non può più camminare; la
fame e la sete lo prostrano,
ma per sfortuna questa strada non offre né acqua, né riparo o luogo di riposo.
VERSO 23
Lungo questa strada che lo conduce
alla dimora di Yamaraja egli cade spesso per la fatica
e talvolta sprofonda nell'incoscienza
ma viene forzato a rialzarsi. Così si trova ben presto alla presenza di Yamaraja.
VERSO 24
Egli deve superare così novantanovemila (99.000) yojana in due o tre istanti dopodichè è subito sottoposto alle torture che
merita.
SPIEGAZIONE
Uno yojana
equivale a dodici o tredici
chilometri. La strada che l’anima punita deve percorrere si estende dunque su
una distanza di più di un milione di
chilometri. Questo lungo viaggio si compie in pochi istanti. Gli agenti di Yamaraja
coprono il corpo sottile della vittima con un involucro particolare in modo
che l'essere possa superare questa considerevole distanza in poco tempo e
abbia la capacità di sopportare le sofferenze che gli sono inflitte.
L'involucro di cui si parla, benché materiale, si compone di elementi così
sottili che gli scienziati materialisti non potrebbero determinarne la natura.
Mentre i cosmonauti moderni sono oggi riusciti a viaggiare a una velocità di
circa trentamila chilometri all'ora, dobbiamo notare che l'essere diretto alla
corte di Yamaraja può superare una distanza di più di un milione di chilometri
in pochi secondi soltanto; notiamo inoltre che questo viaggio si compie secondo
un processo materiale, non spirituale.
VERSO 25
Egli è posto in
mezzo a ceppi di legna infuocati e le sue membra sono date alle fiamme. In
certi casi è forzato a mangiare la propria carne, oppure viene fatta divorare da
altri.
SPIEGAZIONE
Questo verso e i tre versi
successivi descrivono castighi diversi. La prima descrizione ci mostra il
criminale mentre sta mangiando la propria carne, torturato dal fuoco o divorato
da altri esseri che si trovano nella sua stessa condizione. Durante l'ultima
guerra mondiale, i prigionieri dei campi di concentramento talvolta mangiavano
i loro propri escrementi; non ci si deve dunque stupire se nel regno di Yamaraja,
lo Yamasadana, coloro che hanno goduto dell'esistenza mangiando la carne di
altri esseri, siano forzati a mangiare la loro stessa carne.
VERSO 26
I suoi intestini
sono strappati dai cani e dagli avvoltoi infernali mentre egli vive ancora per
assistere alla scena, e serpenti, scorpioni, zanzare, e altre creature, lo pungono
e lo tormentano.
VERSO 27
Poi le sue membra sono strappate dal
corpo e dilaniate dagli elefanti. Egli viene scagliato giù dalla cima delle montagne
e imprigionato sotto l'acqua o in una caverna.
VERSO 28
Gli uomini e le donne che hanno
basato la loro esistenza sull'appagamento dei desideri sessuali illeciti sono
posti in ogni sorta di condizioni miserabili negli inferni detti Tamisra,
Andha-tàmisra e Raurava.
SPIEGAZIONE
L'esistenza materiale si basa sulla vita sessuale.
Tutti i materialisti, infatti, costretti a dure tribolazioni nel corso della
loro lotta per l'esistenza, fondano la loro vita sul piacere sessuale. La civiltà vedica, invece, ammette le attività
sessuali in modo limitato. Esse sono destinate alle coppie sposate e solo
nell'ambito della procreazione. Coloro che, al solo scopo di soddisfare i
sensi, ricorrono all'unione sessuale in modo illegale e illecito, devono
aspettarsi, uomini e donne, di subire un severo castigo nel corso della stessa
vita o dopo la morte. In questa vita essi possono essere colpiti da malattie
infettive come la sifilide o la gonorrea, e dopo la morte, come vediamo da
questo passo dello Srimad Bhagavatam, devono subire differenti forme di sofferenze infernali. Anche il primo
capitolo della Bhagavad-gita condanna
con forza la vita sessuale illecita, e aggiunge che coloro che generano
bambini con un'unione illecita dovranno andare all'inferno. Ciò è confermato
qui dallo Srimad - Bhagavatam, dove
è affermato che tali offensori sono inviati all'inferno Tàmisra, Andha-tàmisra
e Raurava.
VERSO 29
Sri
Kapila continuò:
Mia
cara madre, si dice talvolta che l'uomo conosce il cielo o l'inferno su questo
stesso pianeta, perché anche qui sono visibili castighi infernali.
SPIEGAZIONE
Talvolta i non-credenti rifiutano gli insegnamenti
delle Scritture che riguardano l'inferno, e respingono le loro descrizioni
autentiche. Sri Kapila conferma dunque la loro esattezza, affermando che
queste condizioni infernali sono visibili anche sulla Terra; esse, infatti non
esistono soltanto sul pianeta di Yamaraja. Là il peccatore ottiene la
possibilità di esercitarsi a vivere nelle condizioni infernali alle quali sarà
sottoposto nella sua vita futura, dopodichè egli rinascerà su un altro pianeta
per continuare là la sua esistenza infernale. Se per esempio, un uomo è
condannato a vivere all'inferno e a cibarsi di escrementi e di urina, egli
dovrà prima esercitarsi sul pianeta di Yamaraja per ottenere poi una forma di
corpo particolare, in questo caso quello di un maiale, che gli permetterà di
mangiare escrementi e pensare di godere così dell'esistenza. Come è già stato
menzionato, in tutte le condizioni, anche nelle più abominevoli, l'anima
caduta si crede felice. Altrimenti le sarebbe impossibile sopportare condizioni
di vita così infernali.
VERSO 30
Dopo aver lasciato il corpo, l'uomo
che ha provveduto alle sue necessità e a quelle della sua famiglia con attività
colpevoli deve sopportare una vita infernale, e con lui i suoi parenti.
SPIEGAZIONE
L'errore della civiltà moderna
consiste nel fatto che l'uomo non crede all'esistenza di una vita futura. Ma
che vi creda o no, questa vita esiste, e se egli non conduce un'esistenza
responsabile, seguendo le istruzioni
di Scritture autorizzate, come i Veda e i Purana, dovrà
soffrire. Nelle specie inferiori l'essere non è responsabile delle sue azioni
perché è costretto ad agire in un
certo modo; ma allo stadio evoluto della coscienza umana, se l'essere non si
assume la responsabilità dei suoi atti, conoscerà sicuramente un'esistenza
infernale, come quella descritta in queste pagine.
VERSO 31
Solo, egli raggiunge le regioni
tenebrose dell'inferno dopo aver lasciato il suo corpo presente, e il denaro,
che si è procurato invidiando altri esseri, è il prezzo che paga per lasciare
questo mondo.
SPIEGAZIONE
Quando un uomo
guadagna del denaro con mezzi disonesti e lo usa per provvedere alle sue
necessità e a quelle dei suoi
parenti, numerosi componenti della sua famiglia ne approfitteranno, ma lui
solo andrà all'inferno. Una persona che gode
dell'esistenza guadagnando in questo modo del denaro, oppure invidiando la
condizione altrui, e prova piacere nel vivere con la famiglia e gli amici, dovrà raccogliere da sola il frutto
delle colpe accumulate nel corso
della sua esistenza di violenza e di
iniquità. Se, per esempio, un uomo ottiene del denaro uccidendo qualcuno e lo
utilizza per mantenere la sua famiglia,
coloro che beneficiano di questi oscuri guadagni devono assumersi una certa
parte di responsabilità, e per questo andare all'inferno; ma il capo della
famiglia sarà castigato in modo
particolare. Il risultato del godimento materiale è che la persona porta con sé
la conseguenza del peccato, ma non il denaro. Il denaro che si è potuto
guadagnare resta in questo mondo, e ciò che si porta con sé è la conseguenza
del peccato. Anche in questo mondo, se una persona commette un assassinio per
denaro, i suoi familiari non saranno impiccati, sebbene la colpa si ripercuota
anche su di loro. Invece l'uomo che si è reso colpevole di assassinio, e ha
mantenuto la sua famiglia col denaro così guadagnato, sarà impiccato per il suo
delitto. Naturalmente, chi ha commesso direttamente il crimine sarà più
responsabile della colpa commessa di chi ne ha potuto beneficiare in modo
indiretto. Per questa ragione Canakya Pandita; il grande erudito, sosteneva che
è meglio spendere ciò che si possiede per la causa del sat, ossia di Dio, la
Persona Suprema, perché non è possibile portare i propri beni con sé all'altro
mondo. Essi restano qui e sono irrimediabilmente perduti per noi. O noi ci
separiamo dal denaro o è il denaro
che si separa da noi, ma in un modo come nell'altro noi non potremo
conservarlo. Quindi, il miglior uso che noi possiamo farne, finché esso è in
nostro possesso, sarà quello di spenderlo allo scopo di favorire la coscienza
di Krsna.
VERSO 32
Così, seguendo il disegno del Signore Supremo,
colui che si è limitato à mantenere i suoi parenti si vede immerso in una condizione infernale, e dovrà
soffrire a causa delle sue attività colpevoli come un uomo che ha perduto la sua fortuna.
SPIEGAZIONE
Questo verso paragona la
sofferenza del peccatore a quella di un uomo che ha perduto la sua fortuna. La
forma umana è ottenuta dall'anima condizionata soltanto dopo numerosissime
esistenze, e ciò costituisce un dono prezioso: Se invece di usarla per
ottenere la liberazione, l'uomo la usa per mantenere la sua cosiddetta
famiglia, e a questo scopo si dedica ad attività insensate e contrarie a ogni
metodo autorizzato, può essere paragonato a un uomo che ha perduto la sua
fortuna e si lamenta. Una volta che il denaro è perduto, lamentarsi non serve a
niente, ma finché è ancora in nostro possesso dev'essere usato in modo
appropriato per ricavarne un beneficio eterno. Si potrebbe pensare che quando
un uomo lascia qui il denaro, che ha guadagnato commettendo varie colpe, si
scarichi anche delle sue attività colpevoli. Ma il nostro verso indica in modo
preciso che secondo le disposizioni prese a un livello superiore (daivenasaditam),
l'uomo porta con sé gli effetti delle sue colpe, benché lasci dietro di sé
il denaro guadagnato in modo disonesto. Se, per esempio, un uomo ruba del
denaro, anche se è arrestato ed accetta di restituire il denaro preso, non
sfuggirà ugualmente al castigo che merita.
Secondo la legge dello Stato, anche se restituisce
il denaro, dev'essere punito. Similmente, anche se l'uomo, morendo, abbandona
il denaro che si è procurato con metodi disonesti, porta tuttavia con sé
l'effetto delle sue colpe secondo una giustizia superiore, e deve quindi
conoscere un'esistenza infernale.
VERSO 33
Perciò, chiunque aspiri intensamente
a mantenere la propria famiglia e i propri parenti fino al punto di ricorrere
esclusivamente a mezzi illeciti, andrà senza alcun dubbio nella regione più
tenebrosa dell'inferno, che è chiamata Andha-tàmisra.
SPIEGAZIONE
Tre parole in questo verso sono molto
significative. Kevalena ossia
"con mezzi oscuri", adharmena ossia "empio", "irreligioso" e kutumba-bharana
ossia "il mantenimento di una
famiglia". È certo dovere di un uomo sposato provvedere ai bisogni della sua
famiglia, ma egli deve guadagnarsi da vivere con i mezzi indicati nelle
Scritture: La Bhagavad gita spiega
che Dio ha diviso la società in quattro gruppi, o varna, secondo la natura e le attività di ciascuno. Anche
senza tenere conto della Bhagavad-gita, possiamo vedere che in ogni società l'uomo è preso in considerazione
sulla base della sua natura e della sua attività. Chi fabbrica mobili è
chiamato falegname e chi lavora con un martello e un'incudine è chiamato fabbro.
Similmente, il medico e l'ingegnere hanno ciascuno la loro denominazione e il
loro proprio dovere. Tutte le attività dell'uomo sono state divise dal Signore
Supremo secondo quattro varna, costituiti
dai brahmana, dagli ksatriya,
dai vaisya e dai sudra. La Bhagavad - gita e
altri Scritti vedici definiscono i doveri specifici di ciascuno di questi
gruppi sociali.
Si tratta dunque di vivere
onestamente secondo la propria natura. L'uomo non deve guadagnarsi da vivere
con mezzi ambigui o con attività per le quali non è qualificato. Se un brahmana
adempie le funzioni di sacerdote per
illuminare i fedeli sulla via della spiritualità, ma non possiede le qualità
richieste per questa missione, non fa che ingannare gli altri. L'uomo non deve
ricorrere a mezzi così disonesti, e lo stesso principio vale per gli ksatriya
e per i vaisya. È raccomandato, in modo particolare a coloro che
si sforzano di progredire nella coscienza di Krsna, di adottare mezzi di
sussistenza molto semplici e perfettamente onesti. Questo verso stabilisce che
chiunque si assicuri la sopravvivenza con mezzi disonesti (kevalena) sarà inviato nelle regioni più oscure
dell'inferno. D'altra parte, invece, non vi è niente di male per un uomo
sposato provvedere ai bisogni dei suoi familiari con mezzi onesti e secondo le
vie prescritte.
VERSO 34
Dopo aver
sperimentato tutte le condizioni di sofferenza infernali e dopo aver
conosciuto, secondo l'ordine naturale, le forme più basse di vita animale,
l'essere che si è così purgato dalle sue colpe rinasce di nuovo in una forma
umana su questa Terra.
SPIEGAZIONE
Come un detenuto è rilasciato dopo aver scontato
la sua pena in prigione, l'uomo che ha saputo compiere solo attività empie e
malvagie deve affrontare condizioni di vita infernali nel corso di differenti
esistenze, a volte tra i gatti, a volte tra i cani, i maiali, o in altre specie
di animali inferiori, dopodichè ritrova la sua forma umana secondo il processo
graduale dell'evoluzione.. La Bhagavad-gita insegna che anche se una persona, praticando lo yoga,
non raggiunge la perfezione e cade dalla
sua posizione per qualche ragione, ha la garanzia di rinascere almeno tra gli
uomini. È detto inoltre che una persona, pur essendosi allontanata dalla via
dello yoga, ottiene di
rinascere in una famiglia molto
agiata o virtuosa. Per "famiglia agiata" bisogna intendere una fa
miglia di ricchi mercanti perché, in generale, coloro che si dedicano al
commercio e agli affari diventano ricchi. Così, chi inizia la strada della
realizzazione spirituale, che consiste nel ritrovare il legame che ci unisce
alla Verità Suprema e Assoluta, ma non raggiunge il fine, ottiene di rinascere
in una famiglia ricca o in una
famiglia di brahmana virtuosi;
in entrambi i casi ha la garanzia di rinascere all'interno della società umana
nella sua vita futura. Possiamo quindi concludere che chiunque non desideri
sperimentare un'esistenza infernale nel regno di Tamisra e di Andha-tamisra,
deve adottare la via della coscienza di Krsna, che è lo yoga più perfetto; infatti anche se non si giunge a
completare la propria coscienza di Krsna in questa vita, si ha la sicurezza di
rinascere almeno tra gli uomini, mai si verrà posti in condizioni di vita
infernali. La coscienza di Krsna è l'esperienza più pura, ed impedisce
a tutti di scivolare verso l'inferno e di rinascere in una famiglia di cani o
di maiali.
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