venerdì 27 luglio 2012


Sua Divina Grazia
A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada




INDICE

CAPITOLO 1
Dio e la legge del karma

CAPITOLO 2
Cattivo karma

CAPITOLO 3
La formula della pace



CAPITOLO 1

         (Quanto segue si basa sulle confe­renze che Srila Prabhupada tenne sulla Sri Isopanisad nel 1968).

         La Isopanisad afferma che Dio, la Persona Suprema, è "perfetto e completo". Parte del piano completo del Signore per questo mondo materiale è il procedimento della creazio­ne, del mantenimento e della distruzione di questo stesso mondo. Ogni essere vivente in questo mondo materiale è forzato a passare attraverso sei stadi fondamentali: la nasci­ta, la crescita, il mantenimento, la riproduzione, il declino e la distruzione. Questa è la legge della natura materiale. Un fiore nasce nella forma di germoglio. Esso cresce, rimane fresco per due o tre giorni, produce un seme, appassisce gradualmente e poi muore. Non si può fermare questo ritmo con la cosiddetta scienza materiale. Cercare di farlo è avidya, ignoranza.
         A volte la gente pensa scioccamente che con il progresso scientifico l'uomo diventerà immortale. Ma ciò non ha signi­ficato. Non si possono fermare le leggi della natura. Perciò nella Bhagavad-gita (7.14) Sri Krsna afferma che l'energia materiale è duratyaya, impossibile da superare con mezzi materiali.
         La natura materiale è costituita di tre influenze, o guna: sattva guna, rajo guna e tamo guna, rispettivamente l'influenza della virtù, della passione e dell'ignoranza. Un altro signifi­cato di guna è corda. Una corda si fa intrecciando una deter­minata fibra tre volte. Per prima cosa si trasforma la fibra in tre piccoli fili, questi vengono poi intrecciati insieme, e poi, di nuovo tre di questi ultimi fili sono intrecciati fra loro. In questo modo la corda diventa molto forte. Similmente, le tre influenze della natura materiale, virtù, passione e ignoranza si mischiano fra loro, generando a loro volta un sottoprodot­to. Si mischiano quindi ancora una volta e un'altra volta ancora. In questo modo si intrecciano innumerevoli volte.
         In questo modo l'energia materiale ci lega sempre più. Con i nostri sforzi personali non possiamo liberarci da que­sto legame, noto col termine pavarga. Pa-varga è il quinto gruppo di lettere nell'alfabeto sanscrito Devanagari. Esso - contiene le lettere pa, pha, ba, bha e ma. Pa sta per parisrama, "duro lavoro". Ogni essere vivente in questo mondo sta lot­tando molto duramente per mantenersi e sopravvivere. Questo è ciò che si chiama la dura lotta per l'esistenza. Pha sta per phena, "schiuma". Quando un cavallo lavora molto duramente, emette schiuma dalla bocca. Similmente, quan­do siamo stanchi di lavorare duramente, sentiremo che la nostra lingua si prosciuga e nella bocca si forma la schiuma. Tutti lavorano molto duramente per la gratificazione dei sensi, tanto duramente che a volte una schiuma bianca esce dalla bocca. Ba significa bandha, "legame". Nonostante tut­ti i nostri sforzi, rimaniamo legati dalle corde delle influenze della natura materiale. Bha rappresenta bhaya, "la paura".  Nella vita materiale ci troviamo sempre in un pauroso fuoco ardente, perché nessuno sa cosa può accadere nel futuro. E infine ma sta per mrtyu, "la morte". Tutte le nostre speranze e tutti i piani di felicità e sicurezza in questo mondo materia­le sono portati via dalla morte.
Ma la coscienza di Krsna annulla questo procedimento chiamato pavarga. In altre parole, accettando la coscienza di Krsna si ottiene l'apavarga, dove non c'è dura lotta per l'esi­stenza né legami materiali né paura né morte. Pavarga è il sintomo di questo mondo materiale, ma quando vi si aggiun­ge il prefisso "a", la parola pavarga è annullata. Il nostro Movimento per la Coscienza di Krsna, infatti, è il sentiero dell'apavarga.
         Sfortunatamente la gente non conosce queste cose, e per conseguenza spreca la propria vita. Questa civiltà moderna è una civiltà che uccide l'anima; la gente sta in sostanza uc­cidendosi perché non sa qual è la vera vita. Tutti si limitano a vivere come animali. L'animale non sa che cosa sia la vita; e si limita ad agire sotto le leggi della natura materiale, con­formandosi a un'evoluzione graduale, ma quando si ottiene questa forma di vita umana, si ha la responsabilità di vivere in un modo diverso. Allora si ha la possibilità di diventare coscienti di Krsna e di risolvere tutti i problemi: Se non lo facciamo, e continuiamo ad agire come animali, dovremo rientrare nel ciclo di nascite e morti e trasmigrare attraverso le 8.400.000 specie di vita. Ci vorranno poi molti, molti milio­ni di anni per ritornare alla forma di vita umana. Il sole che vediamo adesso, per esempio, lo rivedremo fra ventiquattro ore. Tutto nella natura si muove a cicli. Così se perdiamo questa opportunità di elevarci, dovremo entrare nel ciclo della trasmigrazione. La legge della natura è molto forte. Perciò stiamo aprendo moltissimi centri in modo che la gente possa avvantaggiarsi di questa Associazione Internazio­nale per la Coscienza di Krsna per potersi elevare.
         È importante accettare immediatamente la coscienza di Krsna, perché non sappiamo quanto tempo ci rimane prima della morte. Quando il tempo assegnatoci in questo corpo sarà terminato, nessuno potrà evitarci di morire. La legge della natura materiale è così potente. Non si può dire: "Fam­mi rimanere ancora un po’". In effetti, a volte c'è gente che fa una simile richiesta. Ricordo quando ero ad Allahabad, vidi un mio vecchio amico molto ricco che era in punto di morte. In quel momento stava supplicando il suo medico: "Non puoi darmi almeno altri quattro anni di vita? Ci sono dei progetti che non ho ancora potuto portare a termine”. Ma questa è follia. Tutti pensano: "Devo fare questo, devo fare quello”. No, né i dottori né gli scienziati possono fer­mare la morte: "No, signore. Non quattro anni, ma nemmeno quattro minuti. Devi andartene subito”. Questa è la leg­ge. Quindi prima che venga quel momento, dovremmo cercare di realizzarci nella coscienza di Krsna. Si dovrebbe realizzare la coscienza di Krsna al più presto. Prima che arrivi la nostra prossima morte dovremmo farla finita coi nostri affari. Questa è intelligenza. Altrimenti subiremo la sconfitta.
         La Isopanisad afferma che qualsiasi cosa emani dal tutto completo, cioè dal Signore Supremo, è anche completa in se stessa. Perciò se vogliamo trarre vantaggio dalla nostra vita e diventare coscienti di Krsna, ne abbiamo la piena oppor­tunità. Bisogna però arrivare al punto di praticare effettiva­mente. La coscienza di Krsna non è teorica, è pratica. Tutti gli esperimenti sono già stati fatti. Quindi com'è indicato nella Sri Isopanisad, sono grandi le facilitazioni per le piccole unità complete in se stesse - cioè noi - di realizzare il Supremo Completo, Krsna. Noi siamo unità complete ma siamo piccoli. Facciamo un esempio: in una grande macchi­na c'è una piccola vite, e la perfezione di quella vite consiste nel trovarsi al suo giusto posto. Allora essa ha un valore. Ma se si svita dalla macchina e cade sul pavimento, la vite non ha più alcun valore. Similmente, noi siamo perfetti finché rima­niamo attaccati a Krsna, altrimenti siamo, inutili.
         Realizzare il tutto completo significa realizzare la nostra relazione con esso. Tutte le forme di incompletezza sono sperimentate solo a causa di una conoscenza incompleta del tutto completo. Noi stiamo pensando: "Io sono uguale a Dio, lo sono Dio”. Questa è conoscenza incompleta. Ma se dicia­mo: "Io sono una particella di Dio, e perciò sono uguale a Dio in qualità", questa è conoscenza completa. La forma di vita umana offre la possibilità di ravvivare la completa ma­nifestazione della coscienza dell'essere vivente. Si può rav­vivare questa coscienza completa con il metodo della co­scienza di Krsna. Ma se non approfittiamo di questa grande opportunità, allora stiamo praticamente togliendoci la vita, commettendo un suicidio. Come è detto nella Sri Isopanisad: "Chiunque uccida l'anima andrà sui pianeti degli infedeli dove regnano l'ignoranza e le tenebre”. Perciò cerchiamo di non diventare gli uccisori della nostra anima. Utilizziamo piuttosto la grande opportunità che ci offre la forma umana per diventare coscienti di Krsna. Questo è il nostro unico interesse.

Come spezzare i legami del karma

         Nella vita condizionata commettiamo attività colpevoli ad ogni passo, perfino senza saperlo. La ragione per cui pecchiamo inconsciamente è che fin dalla nascita siamo av­volti nell'ignoranza. Sebbene esistano tante istituzioni a carattere educativo, questa ignoranza è preminente. Perché? Perché, nonostante le grandi università, in nessuna di esse si insegna l'atma tattva, la scienza dell'anima. Perciò la gente rimane nell'ignoranza e continuando a peccare, deve subirne le reazioni. Questo è affermato nello Srimad-Bhagavatam (5.5.3): paràbhavas tàvad abodha jàto yàvan na jijnasata àtma-tattvam. Questa stoltezza continuerà fino a che non si raggiunge il livello in cui si comprende la realiz­zazione spirituale. Altrimenti tutte queste università e isti­tuzioni destinate a coltivare la conoscenza, non sono che un proseguimento di quella stessa stoltezza e ignoranza. Finché non si arriva al punto di chiedersi: "Chi sono io? Chi è Dio? Che cosa è questo mondo? Qual è la mia relazione con Dio, e con questo mondo?" E se non si trovano poi le giuste rispo­ste, continueremo ad essere sciocchi come animali e saremo forzati a trasmigrare da un corpo all'altro in differenti specie di vita. Questo è il risultato dell'ignoranza.
         La civiltà moderna quindi è molto rischiosa. Ci si può sentire completamente a proprio agio come un politico o un uomo d'affari, o pensare di godere di una situazione confor­tevole essendo nato in un Paese ricco come l'America, ma dobbiamo pensare che queste condizioni di vita sono tempo­ranee. Esse dovranno cambiare, e noi non sappiamo che genere di sofferenze dovremo subire nella prossima vita a causa delle nostre attività colpevoli. Quindi, se non comin­ciamo subito a coltivare la conoscenza trascendentale, cor­riamo certamente un grande rischio. Supponiamo che una persona in buona salute viva in un luogo molto infetto. Non sta forse mettendo in pericolo la sua vita? Egli potrebbe rimanere contagiato da una malattia ad ogni istante. Perciò noi dovremmo impegnarci a dissipare la nostra ignoranza coltivando la conoscenza trascendentale.
Un buon esempio del nostro inconsapevole coinvolgimento nel peccato si può avere quando cuciniamo. Nella Bhagavad-gita (3.13) Krsna dice che i Suoi devoti sono liberi dal peccato perché mangiano solo i resti del cibo che è stato offerto a Lui. Ma coloro che cucinano solo per sé, Egli dice, si cibano solo di peccato. La differenza fra il cucinare qui, in questo tempio e il cucinare in una qualsiasi altra casa, è che questo nostro cucinare e mangiare ci libera dal peccato, mentre il cucinare e il mangiare di un non-devoto non fa che coinvolgerlo sempre di più nel peccato. L'atto di cucinare sembra essere lo stesso, ma c'è differenza fra questo cucina­re e l'altro. Qui non esiste peccato perché il cibo è cucinato per Krsna.
Qualunque cosa si faccia, se non rientra nell'ambito delle attività coscienti di Krsna, ci lega alle influenze della natura materiale.. Generalmente siamo implicati in attività colpe voli. Coloro che sono un po' più cauti evitano queste attività colpevoli e si impegnano in attività pie. Ma anche chi compie attività pie rimane impigliato. Se un uomo è pio, può rinasce­re in una famiglia molto ricca e aristocratica, o avere un aspetto fisico attraente, e ottenere l'opportunità di una vasta erudizione. Questi sono i risultati delle attività pie. Ma pii o empi, si deve rinascere nel grembo di una madre: E questa è una grande sofferenza, anche se noi l'abbiamo dimentica­to. Che si nasca in una famiglia ricca e aristocratica o dal corpo di un animale, i tormenti della nostra nascita; malattia, vecchiaia e morte continuano.
Il Movimento per la Coscienza di Krsna ha lo scopo di darci l'opportunità di risolvere questi quattro problemi - nascita, malattia, vecchiaia e morte. Ma se continuiamo a nutrirci di peccato e ad agire in modo colpevole, allora que­ste sofferenze proseguiranno. Possiamo invece neutralizza­re le reazioni del peccato arrendendoci a Krsna, come Egli stesso afferma nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona tutte le tue cosiddette pratiche religiose e arrenditi a Me. Io ti proteggerò da tutte le reazioni del peccato”. Una parte del nostro abbandono a Krsna consiste nel cercare di non man­giare cibo che non sia stato prima offerto a Lui. Dovremmo sviluppare questa determinazione. Anche se abbiamo com­messo qualche peccato, mangiando prasadam, cioè il cibo offerto a Krsna, lo neutralizzeremo. Se ci arrendiamo a Krsna in questo modo, Egli ci proteggerà dalle reazioni alle attività colpevoli. Questa è la Sua promessa.
E dove va un devoto arreso, al momento della morte? Scompare forse, come dicono i nichilisti? No, Krsna dice, mam eti: "Egli viene a Me”. E qual è il beneficio di andare da Lui? Mam upetya punar janma duhkhàlayam asàsvatam nàpnuvanti: "Colui che viene a Me non deve tornare più in questo miserabile mondo materiale”. Questa è la perfezione più alta.
La Sri Isopanisad afferma: "Chiunque uccida l'anima andrà sui pianeti degli infedeli dove regnano le tenebre e l'ignoranza”. Krsna è un leone per i demoni e un agnello per i devoti. Gli atei dicono: "Non abbiamo mai visto Krsna”. Ma sì, tu vedrai Krsna- Lo vedrai come il leone della morte, quando alla fine verrà a catturarti. L'ateo vede Krsna nella forma della morte, ma il credente o il devoto vede Krsna come un amante, gentile come un agnello.
In effetti, tutti sono impegnati al servizio di Krsna, per amore o per forza. Colui che è invischiato nella vita materia­le, è impegnato al servizio di Krsna perché è forzato a servire l'energia esterna di Krsna, l'energia materiale. È proprio come per i cittadini di uno Stato: sia un cittadino obbediente sia un criminale, rimane sempre subordinato allo Stato. Il criminale potrà affermare che non gliene importa niente dello Stato, ma in tal caso la polizia lo forzerà ad accettare la legge dello Stato, mettendolo in prigione.
Perciò, che si accetti o si rifiuti la filosofia di Caitanya Mahaprabhu secondo la quale l'essere vivente è eternamen­te il servitore di Krsna, si rimane, in ogni modo, i Suoi servi­tori. L'unica differenza è che l'ateo è forzato ad accettare Krsna come suo padrone, mentre il devoto Gli offre volontariamente il suo servizio. Questo Movimento per la Con­scienza di Krsna vuole insegnare alla gente che siamo eterni servitori di Dio e dovremmo servirLo volontariamente: "Non proclamarti falsamente Dio. Non sei interessato a Dio? No, ti deve interessare”. Anche al grande demone Hiranyakasi- pu non importava niente di Dio, e allora Dio venne e Io uccise. Perciò Dio appare agli atei nella forma della morte è ai teisti come un amante. Questa è la differenza.
Se capisce questa filosofia della vita spirituale, un devoto, può vivere per un momento o per cento anni - non importa. Altrimenti qual è l'utilità della vita? Alcuni alberi vivono per 500 0 5.000 anni, ma qual è l'utilità della loro vita, priva di una coscienza elevata?
Se sappiamo di essere servitori di Krsna, e riconosciamo che tutto appartiene a Krsna, possiamo vivere per centinaia di anni eseguendo i nostri doveri e non ci saranno reazioni karmiche. Questo è confermato nella Bhagavad-gita (3.9), yajnarthat karmano 'nyatra loko 'yam karma-bandhanah: "Qualsiasi attività, buona o cattiva, se non è per Krsna, ci lega a questo mondo materiale:" Se si compiono attività vir­tuose, queste determineranno il cosiddetto godimento nella prossima vita - ma saremo in tutti i casi legati al ciclo di nascite e morti. E se si compiono attività empie, si dovrà soffrire per le reazioni del peccato e rimanere legati alla nascita e alla morte. Se invece le nostre attività sono dedica­te a Krsna, non ci saranno tali reazioni, buone o cattive, e al momento della morte ritorneremo da Lui. Questo è l'unico modo per spezzare le catene del karma.

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